Dott.ssa Laura Marchi

Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale Pisa e provincia

Tag: disturbo narcisistico di personalità

Chi sono le partner dei narcisisti? Che caratteristiche di personalità hanno?

Pur non amando le generalizzazioni, spesso fuorvianti e difficilmente applicabili alla complessità delle relazioni umane, con questo articolo proverò a delineare dei pattern relazionali che ho avuto modo di riscontrare con più frequenza nella mia pratica clinica. Esistono sia uomini che donne sofferenti a causa di relazioni non appaganti, talvolta abusanti (emotivamente), con soggetti affetti da un disturbo narcisistico di personalità dalle quali non riescono a sganciarsi, nonostante tutto.

Il primo match relazionale è quello tra narcisista e disturbo dipendente di personalità. Una classica tipologia che si forma sulla base del fatto che la persona dipendente ha convinzioni radicate di scarso valore personale e difficoltà a sostenere scopi di vita autonomi, pertanto necessita della relazione per sostenere autostima e iniziativa. Lo scenario temuto è infatti proprio l’abbandono, vissuto con terrore, al punto che si sottomette al partner in una compiacenza coatta e accetta le sue critiche e il suo disprezzo proprio per evitarlo. Il partner narcisista avrà in una relazione del genere la possibilità di esercitare il suo dominio e veder soddisfatte le sue pretese, che si alimenteranno sempre di più, anche per l’effetto che producono nella relazione, ovvero una sempre maggiore compiacenza. L’autostima già precaria della dipendente finirà per peggiorare sempre di più. La domanda chiave da fare in terapia è: Ma perché hai scelto questo partner? Perché continui a starci nonostante la sofferenza? Perché stai così male di fronte alla possibilità di perderlo, di fronte alle sue critiche, al suo silenzio, ? Come mai ha tutto questo potere dentro di te? Qua si tratta di curare la dipendenza patologica, dare valore alla propria esperienza interna.

Seconda tipologia è l’incontro tra narcisista e narcisista. Non è infrequente che si incontrino un narcisista e una narcisista che vivono momenti idilliaci della relazione (sensazione di aver trovato l’anima gemella, l’amore ideale tanto sognato, soprattutto nella fase iniziale della relazione), destinati a confrontarsi con la realtà e quindi a fare spazio a critiche feroci, litigi e distacco relazionale. Spesso la partner parla del narcisismo del compagno, senza riconoscere che ha lo stesso modo di funzionare. Anche qua si tratta di lavorare sul proprio narcisismo.

Terza tipologia quella che vede uniti in relazione narcisista e borderline. Chi è affetto da un disturbo borderline di personalità è caratterizzato da frequenti e repentine oscillazioni dell’umore che si ripercuotono nella relazione che viene letteralmente vitalizzata (cosa di cui il narcisista si nutre per non sentire il vuoto) da sentimenti di grande amore, passione, idealizzazioni, ma anche di rabbia, richieste di rassicurazioni continue che la border agisce di fronte alla paura dell’abbandono, frequentemente attivata nella relazione con un soggetto narcisista che, di tratto, tende a distaccarsi e a raffreddarsi maggiormente di fronte alle proteste della border.

Uscire da una relazione affettiva che crea sofferenza è possibile, anche se a volte è necessario per riuscirci l’aiuto di un terapeuta. Il punto è lavorare per comprendere, dare valore e legittimità alla propria esperienza interna, ai propri scopi di vita, ai propri bisogni. Riconoscere come la sofferenza di oggi è simile a quella del passato, ma si può modificare dando risposte diverse. Un primo passo da fare è quello di smettere di interrogarsi sul perché dei comportamenti del partner, dei suoi silenzi, delle sue critiche e cominciare a riportare il focus su se stessi, perché io passo così tanto tempo a chiedermi cosa ha in testa lui? Perché do così tanto potere a lui di ferirmi? Il cambiamento parte da qui….sempre…DA SE STESSI.

Il narcisista patologico e la dipendenza affettiva

 

Nel campo delle dipendenze relazionali il concetto di “narcisista perverso o patologico” non descrive una patologia della personalità, ma una modalità di costruire rapporti sentimentali all’insegna del controllo del partner e del disimpegno dal rapporto. Ciò vuol dire che il narcisista perverso non può essere considerato necessariamente un soggetto patologico; è piuttosto un individuo che adotta strategie congruenti col proprio obiettivo di base: alimentare la sicurezza di sé a scapito dell’altro e con un investimento minimo. Rispetto alle sue “vittime”, che ricercano una relazione amorosa intensa e durevole, il narcisista nutre indifferenza. Se sollecitato al confronto, può reagire con fastidio o rispondere con violenza. Dal proprio punto di vista privo di empatia, il narcisista perverso non può comprendere a appieno le esigenze dell’altro e vive le sue richieste come indebite e illegittime. Fare lo sforzo di capire e di ascoltare lo metterebbe nella sgradevole posizione di rinunciare al controllo e alla supremazia sulla partner. Per questo, chi si ostina nella relazione con un narcisista perverso non ha alcuna speranza di riuscita e, senza accorgersene, si sta impegnando in un atto auto-lesionista e sterile. Nessuna azione, nessuna persuasione, nessun sacrificio, cambiamento o strategia muterà il narcisista perverso in un Principe Azzurro. Eppure l’ossessione che avviluppa le vittime e che le soggioga a volte per anni, a volte per tutta la vita, è quella di essere sostituite da donne più belle e più capaci di farsi amare.

All’inizio della relazione il narcisista perverso tende a celare l’irrequietezza e l’intolleranza con cui osserva l’altro. Ma, mano a mano che il rapporto prosegue, il narcisista perverso conquista spazi di manovra sempre più ampi e sottopone la partner a conflitti o umiliazioni di intensità crescente, come a voler misurare il proprio potere. Le reazioni disperate della vittima lo rassicurano e lo gratificano. A tratti può commuoversi per lo stato di prostrazione in cui riduce la compagna e cercare di “rimediare” con qualche coccola e promesse di cambiamento. Queste condotte riparatorie non fanno che confondere la vittima e alimentare la sua dipendenza, perché fomentano l’illusione amorosa.

Il narcisista patologico e la dipendenza affettivaChi rimane impigliata/o nella dipendenza affettiva con un/ una narcisista perverso/a viene inizialmente sedotto dalla sicurezza con cui il/la partner sembra sceglierli. Subito dopo, però, scatta la tagliola dell’ambivalenza e dell’incostanza, l’alternanza disperante di silenzi e di attacchi che caratterizza questo tipo di dipendenze amorose. L’ambiguità della comunicazione narcisistica è tale da offrire infiniti spunti perché la vittima la interpreti in modo egocentrico, secondo il proprio sistema di valori e le proprie aspettative. La sfida più complessa per chi precipita nel vortice della dipendenza affettiva da un narcisista perverso è imparare a tradurre secondo un altro sistema di riferimento, un diverso modello di realtà, messaggi che sembrerebbero incoraggiare la relazione e che invece perseguono il solo scopo di congelarla in un comodo e disimpegnato “equilibrio” che gratifichi l’immagine grandiosa del narcisista. Ciò che sprofonda il partner del narcisista è innanzitutto la difficoltà a individuare con chiarezza l’inutilità delle proprie azioni all’interno del rapporto e il rassegnarsi all’idea che qualunque cosa farà, sarà sbagliata. Non c’è modo, infatti, di accendere l’amore nell’altro. Anche quando il narcisista sembra avvicinarsi, ritornare sui suoi passi, anche quando sembra amare teneramente sta manipolando. E basta. Manipola perché non tollera di perdere il controllo, di essere abbandonato e, soprattutto, di essere smascherato nella sua incapacità affettiva. Ed ecco il primo errore da evitare: tentare di smascherare il partner ponendolo davanti al suo egoismo, all’incostanza, alla ferocia dei suoi silenzi, alla violenza delle sue sparizioni. Pur di mantenere integra l’immagine positiva di sé, il narcisista si difenderà persuadendo la partner di essere inadeguata e pazza e giustificando i propri comportamenti come reazioni alla sua pochezza. Oppure si adeguerà temporaneamente alle richieste della vittima al solo scopo di dimostrarle che ha torto, per poi tornare repentinamente alle usuali modalità sadiche e anaffettive. In questo quadro, ogni tentativo di smascheramento finisce per perpetrare lo schema della relazione e alimentare l’ossessione. Per uscirne davvero occorre abbandonare l’esigenza di ottenere dall’altro scuse e ammissioni e prendere la decisione di agire con autonomia. Sarà solo il primo passo, perché quando il narcisista perverso sente che la preda si allontana si attiva per ricatturarla ed è capace di ricomparire anche a distanza di mesi o di anni pur di ristabilire il suo potere. Per farlo può ricorrere alla richiesta di chiarimenti, tentare la carta dell’amicizia o riproporsi in modo seduttivo attraverso il love bombing. Il secondo errore da evitare è accettare di “chiarire” la situazione faccia a faccia, nella consapevolezza che si tratti di una trappola per continuare il massacro. Per la vittima è una decisione difficile perché, più o meno consciamente, subisce con stupore il fascino del riavvicinamento di qualcuno che credeva la disprezzasse e che, all’improvviso, assume un atteggiamento interlocutorio sulla relazione. La parola d’ordine è “No”. Non vedersi, non “chiarire” nulla, non avere più nulla a che fare con l’altro, almeno finché il percorso di liberazione e di emancipazione dalla dipendenza affettiva non sia compiuto.

Il terzo errore da evitare è mantenere aperta la comunicazione col narcisista perverso. Niente sms, Facebook, nessun contatto diretto o indiretto (no contact) sono le chiavi per superare l’astinenza affettiva e concludere per sempre la relazione. Infatti, non si può “guarire insieme” dalla dipendenza affettiva quando è attivata dal narcisismo, non può in alcun modo essere un percorso congiunto, ma è il frutto di una elaborazione individuale della “vittima” che, sulla base del riconoscimento degli schemi dell’altro, conclude con determinazione e coraggio che l’unione in cui si era cimentata fosse realmente impossibile.

Il dipendente affettivo finisce per concentrarsi completamente su di sé, sui propri “errori”, sul proprio dolore, perdendo di fatto la percezione realistica del “soggetto” che “ama”, “soggetto” che diventa oggetto, totem, utopia. Nulla di simile all’originale narcisista, instabile e a propria volta gravemente avulso dalla realtà e dalla relazione. Nella mente del narcisista l’altro non esiste, non esiste come interlocutore, non esiste come persona, ma è solo specchio e strumento per convalidare la propria immagine e arricchire una narrazione egocentrica, grandiosa, che necessita di vittime da sacrificare alla propria personalità despota e sovrana.

Il narcisista e la sua partner sono due ciechi incapaci di vedersi l’un l’altro, condannati a presupporre l’esistenza di un “amore” che è soltanto la proiezione terrificante dell’incapacità di amare qualcuno all’interno di una realtà psicologica diversa: congiunta, appagante, condivisa e progettuale.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale può aiutare la persona, uomo o donna che sia, ad uscire da una relazione di dipendenza affettiva con un/una narcisista patologico/a, partendo dalla comprensione del proprio funzionamento psicologico e dai fattori cognitivi, emotivi e comportamentali che mantengono e rafforzano la dipendenza. La psicoterapia può essere di grande aiuto anche per i soggetti affetti da un disturbo narcisistico di personalità.

 

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