Viviamo in una società, quella occidentale, dove l’attenzione all’aspetto fisico è particolarmente estesa ed evidente a tutti. Preoccuparsi della propria immagine esteriore è una normale caratteristica umana, siamo “animali sociali” e desideriamo piacere ed essere attrattivi, non solo per avere più chance quando incontriamo qualcuno che ci piace, ma anche per essere apprezzati, ammirati, guardati con piacere. La grande diffusione dei mass media prima e dei social media poi ha ulteriormente accentuato questo fenomeno, aumentando le opportunità (oggi anche digitali) di fare confronti costanti con il corpo degli altri.

La società stabilisce quali sono i criteri di fisicità e magrezza ideali che poi trasmessi ai singoli individui dalle loro famiglie, dal gruppo dei pari, dai mass media influenzando il rapporto e la soddisfazione verso il proprio corpo. I fattori culturali non solo gli unici a influenzare la soddisfazione corporea, un’altra variabile importante è l’autostima. Più è bassa e più la persona si sente in ansia al contatto con gli altri (per timore di ricevere giudizi sul corpo, di essere esclusa/rifiutata), più è alla ricerca costante di approvazione, più uscirà ferita da un eventuale valutazione o commento negativo sul suo aspetto e più tenderà a concentrarsi, senza via di uscita, sulla correzione dell’aspetto fisico, senza considerare che sta solo cercando un rimedio a qualcosa di molto profondo come il valore personale. Gli adolescenti sono più a rischio di sviluppare insoddisfazione corporea ed anche disturbi alimentari dato il particolare periodo evolutivo della pubertà che li espone a cambiamenti fisici non sempre accettati o in linea con standard estetici ampiamenti interiorizzati. E’ questo il periodo in cui troviamo la massima incidenza dei disturbi alimentari spesso preceduti da un disagio forte nei confronti del proprio corpo, che può portare a un’eccessiva attenzione a certe parti del corpo (quelle odiate) e a numerosi problemi fisici e psicologici, tra cui depressione, ansia, comportamenti eccessivi che hanno lo scopo di correggere i difetti fisici (diete rigide, chirurgia estetica, eccessivo esercizio fisico, tempo prolungato trascorso a truccarsi, sistemarsi, a scapito di altre attività, uso indiscriminato di prodotti farmaceutici o da banco con presunte proprietà dimagranti, uso di lassativi e diuretici, ecc).

Trattare il disturbo dell’immagine corporea è molto importante perchè  è ampiamente riconosciuto come un potente fattore di rischio, di mantenimento e di ricaduta dei disturbi alimentari (Sanchez et al., 2024). La terapia dello specchio è un intervento che la letteratura scientifica suggerisce come efficace per affrontare questo aspetto e prevede 6-7 sessioni di circa 40 minuti in cui il paziente è invitato dal terapeuta a porsi di fronte a uno specchio con le ali (che permetta anche la visione posteriore del corpo) e a osservare il proprio corpo nella sua interezza insieme ai pensieri, i sentimenti, le sensazioni fisiche che potrebbero emergere, mentre continua a tenere l’attenzione sulle diverse parti del corpo. Il paziente valuta il livello di disagio verso il corpo prima e dopo l’esposizione in ogni sessione in modo da verificare i cambiamenti avvenuti. Quello che osserviamo è che, sebbene vengano usate metodologie un pò differenti nei vari studi, c’è una relativa convergenza nel valutare questo trattamento come efficace nel ridurre l’insoddisfazione corporea, nel favorire uno spostamento dell’attenzione anche alle parti del corpo che piacciono, quindi a osservarlo in modo più globale e meno selettivo, nell’aumentare i pensieri positivi verso il corpo e nel ridurre quelli negativi e nel renderli meno severi e critici, ad esempio passando da “odio il mio corpo” a “non mi piace la mia pancia, ma posso migliorare”.

Non dobbiamo mai sottovalutare l’importanza di lavorare sull’immagine corporea nel trattamenti dei disturbi alimentari, perchè oltre ad avere un ruolo nella loro insorgenza, ne ha uno altrettanto importante nel determinare le ricadute.