Dott.ssa Laura Marchi

Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale Pisa e provincia

Tag: coppia

Chi sono le partner dei narcisisti? Che caratteristiche di personalità hanno?

Pur non amando le generalizzazioni, spesso fuorvianti e difficilmente applicabili alla complessità delle relazioni umane, con questo articolo proverò a delineare dei pattern relazionali che ho avuto modo di riscontrare con più frequenza nella mia pratica clinica. Esistono sia uomini che donne sofferenti a causa di relazioni non appaganti, talvolta abusanti (emotivamente), con soggetti affetti da un disturbo narcisistico di personalità dalle quali non riescono a sganciarsi, nonostante tutto.

Il primo match relazionale è quello tra narcisista e disturbo dipendente di personalità. Una classica tipologia che si forma sulla base del fatto che la persona dipendente ha convinzioni radicate di scarso valore personale e difficoltà a sostenere scopi di vita autonomi, pertanto necessita della relazione per sostenere autostima e iniziativa. Lo scenario temuto è infatti proprio l’abbandono, vissuto con terrore, al punto che si sottomette al partner in una compiacenza coatta e accetta le sue critiche e il suo disprezzo proprio per evitarlo. Il partner narcisista avrà in una relazione del genere la possibilità di esercitare il suo dominio e veder soddisfatte le sue pretese, che si alimenteranno sempre di più, anche per l’effetto che producono nella relazione, ovvero una sempre maggiore compiacenza. L’autostima già precaria della dipendente finirà per peggiorare sempre di più. La domanda chiave da fare in terapia è: Ma perché hai scelto questo partner? Perché continui a starci nonostante la sofferenza? Perché stai così male di fronte alla possibilità di perderlo, di fronte alle sue critiche, al suo silenzio, ? Come mai ha tutto questo potere dentro di te? Qua si tratta di curare la dipendenza patologica, dare valore alla propria esperienza interna.

Seconda tipologia è l’incontro tra narcisista e narcisista. Non è infrequente che si incontrino un narcisista e una narcisista che vivono momenti idilliaci della relazione (sensazione di aver trovato l’anima gemella, l’amore ideale tanto sognato, soprattutto nella fase iniziale della relazione), destinati a confrontarsi con la realtà e quindi a fare spazio a critiche feroci, litigi e distacco relazionale. Spesso la partner parla del narcisismo del compagno, senza riconoscere che ha lo stesso modo di funzionare. Anche qua si tratta di lavorare sul proprio narcisismo.

Terza tipologia quella che vede uniti in relazione narcisista e borderline. Chi è affetto da un disturbo borderline di personalità è caratterizzato da frequenti e repentine oscillazioni dell’umore che si ripercuotono nella relazione che viene letteralmente vitalizzata (cosa di cui il narcisista si nutre per non sentire il vuoto) da sentimenti di grande amore, passione, idealizzazioni, ma anche di rabbia, richieste di rassicurazioni continue che la border agisce di fronte alla paura dell’abbandono, frequentemente attivata nella relazione con un soggetto narcisista che, di tratto, tende a distaccarsi e a raffreddarsi maggiormente di fronte alle proteste della border.

Uscire da una relazione affettiva che crea sofferenza è possibile, anche se a volte è necessario per riuscirci l’aiuto di un terapeuta. Il punto è lavorare per comprendere, dare valore e legittimità alla propria esperienza interna, ai propri scopi di vita, ai propri bisogni. Riconoscere come la sofferenza di oggi è simile a quella del passato, ma si può modificare dando risposte diverse. Un primo passo da fare è quello di smettere di interrogarsi sul perché dei comportamenti del partner, dei suoi silenzi, delle sue critiche e cominciare a riportare il focus su se stessi, perché io passo così tanto tempo a chiedermi cosa ha in testa lui? Perché do così tanto potere a lui di ferirmi? Il cambiamento parte da qui….sempre…DA SE STESSI.

La coppia e la sessualità al tempo del Coronavirus

Il momento che stiamo vivendo è senza dubbio difficile da diversi punti di vista: sanitario, economico, psicologico e sociale. Ci sentiamo vulnerabili e impotenti di fronte a una pandemia che ha provocato migliaia di morti nel nostro paese e che ha modificato profondamente la vita di ciascuno di noi creando una netta spaccatura tra un prima Covid-19 e un dopo che è ancora molto incerto e privo di sicurezza. Un aspetto che con questo articolo voglio trattare è quello della coppia perchè, se per alcune coppie, questo momento rappresenta un nuovo e positivo riavvicinamento, per altre comporta un aumento di conflittualità interna e di disagio con evidenti conseguenze anche sulla sessualità.

Come ci ricorda bene Shopenhauer nella sua celebre metafora dei porcospini, una coppia funziona bene quando riesce a trovare un sano equilibrio tra le naturali esigenze di vicinanza/intimità e di autonomia; in questo momento il rischio maggiore del disagio di coppia è legato spesso ad un eccesso di vicinanza che vede gli individui a stretto contatto frustrando quel bisogno sano di avere uno spazio personale, non solo fisico ma soprattutto psicologico. Le realtà sono molto diverse le une dalle alte; è evidente che avere una casa sufficientemente grande da consentire a ciascuno di avere un proprio angolo fisico è diverso da avere un piccolo bilocale da condividere interamente con un’altra persona e magari un figlio. Mai come in questo momento è importante saper gestire al meglio il rapporto con l’altro riconoscendo a se stessi e all’altro il bisogno di un’autonomia che, se prima era garantita dal lavoro fuori casa, dagli amici, dallo sport, oggi deve essere ricreato all’interno della propria abitazione. Le discussioni ci saranno, ma è importante saperle gestire in modo assertivo, ricordandosi di comunicare all’altro sempre in termini di “Io avrei bisogno di…..io quando fai così mi arrabbio perchè…” evitando espressioni del tipo: “Tu fai, tu dici sempre, tu sei”… perchè questo tipo di comunicazione orientata alla critica e al giudizio dell’altro mette l’altro sulla difensiva e apre il conflitto e il ritiro dalla relazione, che in un momento come questo, può avere conseguenze molto negative, data la maggiore vulnerabilità di ciascuno di noi. Cerchiamo per quanto possibile di evitare quella famosa “sindrome pedagogica”, più tipica delle donne, in cui ci si pone come le esperte di turno (es. “questa cosa va fatta in questo modo, non si fa così”) perchè questo apre il conflitto e anche la sindrome dell’indovino (es. “secondo me tu fai così perchè pensi questo”). Cerchiamo di avere il coraggio di prendere il proprio spazio senza ferire l’altro con attacchi ingiustificati. I propri bisogni vanno dichiarati perchè sono legittimi e essenziali per la soddisfazione di coppia. E’ molto importante usare la nostra intelligenza emotiva, quindi la capacità di calmarsi, di liberarsi dall’ansia, dalla tristezza o dall’irritabilità, tutte emozioni naturali in questo clima emergenziale, per riprendersi rapidamente dai conflitti e non creare pericolose escalation.

Vestiamoci la mattina come se dovessimo uscire, manteniamo la cura di sè, cerchiamo di avere attenzione al corpo, questo permette di pensarci come attivi e positivi. Ci sono diverse coppie che in questa realtà vivono la difficoltà dello stare insieme, pensiamo alle coppie che vivevano realtà laterali (storie parallele) che spesso hanno protetto la relazione centrale (es. il matrimonio) e che, in questo momento, sono in pausa. Le coppie appena nate, non conviventi, che vivono la distanza fisica, quelle adolescenziali, quelle che per poter stare insieme hanno scelto di iniziare subito una convivenza magari in un tempo molto precoce rispetto alla nascita della relazione che potrebbero far fatica ad adattarsi. Poi ci sono le realtà più drammatiche, i casi di violenza intra-familiare, che in questa fase può esacerbarsi con la più alta probabilità che anche i figli ne siano costantemente esposti.

Non ci sono ricette preconfezionate per le coppie, perchè ogni coppia ha una sua danza che procede in sincronia e allora tutto va bene o può perdere il ritmo comune e diventare fonte di insoddisfazione e sofferenza. In questo momento la danza è messa in crisi da un cambio improvviso e inatteso delle normali routine, quelle che danno una certa sicurezza e prevedibilità e che fondano un equilibrio di coppia. è importante quindi in questa fase se volete salvare la vostra coppia evitare accuse, discussioni troppo accese, silenzi irritati, molto più utile è invece quello di legittimare e esprimere i propri bisogni, spazi, necessità cercando il modo di rispettare gli stessi anche nel partner.

 

 

Le 7 regole d’oro per una vita di coppia felice secondo John Gottman

Professore di psicologia all’ Università di Washington e fondatore del “Love Lab” di Seattle, Gottman ha capito quali sono gli errori e rimedi per far funzionare l’amore. Sempre che ci siano i presupposti, s’intende. Da quel laboratorio è uscito un vero e proprio manuale: oltre più di 200 pubblicazioni scientifiche, una serie di libri tra cui “Intelligenza emotiva per la coppia“,  grazie alle migliaia di persone che si sono affidate per sottoporre i loro atteggiamenti virtuosi o conflittuali.

Secondo Gottman, la riuscita di una coppia è sorprendentemente semplice

Le coppie felici non sono né più intelligenti, né più portate alla psicologia delle altre, ma nella loro vita quotidiana sono riuscite a stabilire una dinamica che impedisce ai pensieri e ai sentimenti negativi che esistono in ogni coppia di sommergere i pensieri e sentimenti positivi. In altre parole, secondo Gottman, sono coppie emotivamente intelligenti.

Le 7 regole d'oro per una vita di coppia felice

Secondo i dati ISTAT in Italia il numero delle separazioni e dei divorzi ha quasi raggiunto la metà del numero dei matrimoni: sono cifre clamorose che indicano che stare insieme – e restarci – sta diventando sempre più improbabile. A partire dal 1972 John Gottman e i suoi colleghi hanno incontrato migliaia di coppie, alcune volontarie, altre che avevano contattato il “Love Lab” per iniziare una terapia. Tutti gli incontri sono stati filmati, registrati e analizzati, e durante le conversazioni tra i partners sono stati misurati e registrati molti dei loro parametri fisiologici, per esempio il ritmo cardiaco, la traspirazione, la tensione arteriosa e alcune funzioni immunitarie. Le coppie sono state seguite periodicamente per anni dopo il primo incontro, e Gottman e la sua équipe hanno cercato di rintracciare gli elementi negativi ricorrenti per cercare di stabilire se e in quale misura è possibile prevedere la riuscita o il fallimento di una relazione di coppia.
Le sette regole d’oro di Gottman sono quindi il risultato di 27 anni di studi sistematici, di migliaia e migliaia di incontri e conversazioni con coppie di tutte le etnie, estrazioni sociali, confessioni religiose e livello culturale ed economico. Si tratta di consigli semplici da seguire quando tutto va bene per rinforzare la coppia, e quando le cose si mettono male per cercare di arginare la negatività e impedire l’escalation dei conflitti.

I primi indizi che la relazione sta soffrendo si manifestano nelle modalità di gestione dei litigi

Quando gli approcci sono brutali, colmi di rimproveri e di insulti, di disprezzo e mancanza di considerazione, il rapporto di coppia è fortemente compromesso. La situazione può essere ancora aggravata da un linguaggio corporeo che esprime indifferenza o sfida, e dal fallimento sistematico di qualunque tentativo di gentilezza o di riparazione. I partners si allontanano sempre di più, si parlano solo per ferirsi e del passato comune che in condizioni normali è un efficace serbatoio di positività non resta altro che delusione e qualche ricordo sbiadito e non più collocabile.

Le 7 regole d’oro di Gottman

Eppure, come dice Gottman, anche quando sembra che non ci sia più niente da salvare tranne l’intenzione di non distruggere tutto, “non è finita finché non è finita”.

Regola numero 1 – arricchire il menù della tenerezza

“Per quanto possa sembrare bizzarro, molte coppie finiscono per non prestare più attenzione ai dettagli che costituiscono l’essenza della vita in comune. Uno o entrambi i partners finiscono per non avere la più vaga idea riguardo ai gusti, le avversioni, i timori, i sogni o le gioie dell’altro”.

Conoscere i propri universi reciproci è un segno importante di considerazione per l’altro, ed è l’unico modo per costruire quello che Gottman chiama il menù della tenerezza. Questo vuol dire riservare una parte delle proprie capacità cognitive alla vita a due: ricordarsi gli eventi significativi della vita dell’altro, delle persone che popolano la sua esistenza affettiva e professionale, dei suoi complessi e delle sue ambizioni – in breve, significa conoscerlo. “Questa è solo la prima tappa – scrive Gottman – perché le coppie riuscite non si accontentano di conoscersi, ma utilizzano queste conoscenze per arricchire la relazione e per esprimere non solo la comprensione del partner ma anche la tenerezza e la stima”.

Regola numero 2 – Coltivare la tenerezza e la stima reciproche

“La tenerezza e la stima sono due degli elementi più importanti di un amore a lungo termine. Anche se perfino nei ménages felici possono talvolta verificarsi liti esasperanti, i partners restano comunque convinti che il compagno meriti di essere onorato e rispettato. Quando questo sentimento è totalmente assente, la relazione non ha alcuna speranza di sopravvivere”. Ma quando questi due sentimenti sono in via di esaurimento, si possono rinforzare ricordando a se stessi quanto sono preziosi. Stima e tenerezza sono gli unici argini al dilagare del disprezzo nel rapporto, ed essere consci di quanto si prova di positivo per il partner riduce i rischi di trattarlo con superiorità durante una discussione.

Regola numero 3 – Avvicinarsi

Secondo Gottman “Hollywood ha deformato tremendamente le nostre idee dell’amore
e di ciò che alimenta la passione. Nella vita reale, il rapporto si nutre di piccoli gesti banali: ogni volta che fate sapere al vostro partner che tenete a lui nella quotidianità, voi alimentate la fiamma. Le scene che preferisco al Love Lab sono esattamente quelle che Hollywood eliminerebbe in sala di montaggio”.

Le piccole istantanee della vita quotidiana mantengono lo slancio alla coppia: leggere il giornale insieme, chiacchierare la mattina a colazione, sono questi tra mille altri i gesti condivisi miliardi di volte, forse banali, in realtà uniche prove di un contatto costante e indistruttibile. La vicinanza emotiva è anche una buona riserva di sicurezza nei tempi di crisi, proprio se o è costruita nei gesti routinari, nelle piccole attenzioni. Non serve a niente, secondo Gottman, la cena annuale a lume di candela nel grande ristorante, se si presenta come un’isola tra mesi di isolamento e silenzio.

Meglio mantenere il contatto un giorno dopo l’altro che scappare in vacanza alle Bahamas, perché “la vita a due è come una danza. A volte vogliamo stare vicini al nostro amore, a volte vogliamo staccarci per un po’. Lo spettro dei bisogni “normali” in materia è molto ampio – alcuni hanno bisogni più frequenti di complicità, altri sono più indipendenti. Una coppia può funzionare anche se i partners si collocano ai due estremi dello spettro, se solo sono in grado di capire le ragioni per le quali provano questi sentimenti, e sono capaci di rispettare le differenze”.

Regola numero 4 – Lasciarsi influenzare dal partner

Secondo le ricerche di Gottman sembra che questo sia un problema tipicamente maschile, perché analizzando i dati “siamo stati sorpresi dalla differenza tra i sessi. Anche se le donne sono capaci di esprimere collera o altre emozioni negative verso il partner, raramente giocano al rilancio nella negatività.

Per la maggior parte, le donne rispondono sullo stesso tono oppure cercano di calmare la situazione. Se un uomo dice “tu non mi ascolti!”, la donna risponderà in generale: “scusa, ora ti ascolto”. Ma il 65% degli uomini non userà né l’una, né l’altra di queste risposte. Le loro reazioni genereranno una escalation nella negatività, per esempio rispondendo: “OK, non ti sto ascoltando. E allora?”, oppure “non ti ascolto perché non mi interessa”, o peggio ancora “perché dovrei perdere il mio tempo?””. Anche in epoca di uguaglianza tra i sessi, tra le dichiarazioni di intento e la realtà c’è un abisso. Molti uomini si definiscono addirittura femministi, e se interrogati sulla visione dei ruoli uomo/donna nella coppia si dichiareranno certamente a favore di una condivisione egualitaria del potere. In teoria. Perché nella realtà, per uomini abituati da millenni al dominio, imparare a cedere non è compito facile. In almeno l’80% dei casi, secondo Gottman, è la donna a sollevare i problemi di coppia più spinosi, mentre gli uomini cercano con ogni mezzo di evitare la discussione. Imparare a condividere il potere significa anche dar retta all’altro, lasciarsi influenzare dal suo punto di vista, tenerlo in considerazione. Ed è l’unico modo per evitare incrostazioni di rancore, perché a nessuno piace avere la sensazione di non contare niente.

Regola numero 5 – Risolvere i problemi risolvibili

Il quinto principio di Gottman è basato sulla capacità di mettersi nei panni del partner e di ascoltarlo con attenzione, mostrando poi di aver compreso il suo punto di vista. Questi sono i gesti fondamentali:

  • cominciare la discussione con calma
  • imparare a fare e ad accettare i tentativi di avvicinamento
  • rassicurare se stessi e il partner
  • promuovere i compromessi
  • Essere tolleranti verso i difetti del partner.

In sostanza, Gottman scrive che dovremmo trattare il partner almeno con la stessa cortesia e attenzione che riserveremmo a un conoscente. Le liti frequenti e violente non rappresentano che il 40% delle cause di divorzio negli USA; molto più spesso le coppie si separano perché l’uomo e la donna si allontanano l’uno dall’altra fino a perdere completamente amicizia e complicità. Per evitare la delusione reciproca e le sue conseguenze è importante imparare a gestire correttamente i conflitti, e Gottman ricorda che una lite si concluderà esattamente nello stesso tono con cui è cominciata. Allora per litigare “bene”, sarà sufficiente ricordare questi semplici punti:

  • lamentatevi, ma non incolpate l’altro
  • cominciate le vostre frasi con “io”, invece che con “tu”
  • descrivete la situazione senza valutare o giudicare l’altro
  • siate chiari
  • siate gentili
  • siate diplomatici
  • non lasciate accumulare i rimproveri

Regola numero 6 – Superare i blocchi

I blocchi si riferiscono a problemi molto difficili da risolvere e che toccano aspirazioni, credenze, caratteristiche radicali delle persone, per esempio il dissenso tra volere e non volere figli, tra vita casalinga e un’intensa vita mondana, e così via. L’obiettivo non è in questo caso il risolvere il problema in sé, quanto piuttosto riuscire a spostarlo dal blocco al dialogo, trasformandolo in qualcosa di cui si possa finalmente parlare. Su divergenze di questa entità nemmeno Gottman ha una visione ottimistica, perché “un conflitto bloccato resterà senza dubbio un problema cronico nella vostra coppia, ma un giorno potrete parlarne senza troppo ferirvi a vicenda. Imparerete a conviverci.”

L’invito è quindi a cercare le cause del blocco, sia che si tratti di un problema irrisorio, sia che si tratti invece del più serio di tutti. Perché in ogni caso le divergenze profonde nascono da una ferita causata alle aspirazioni più intime di uno dei partner o di entrambi – per esempio, spiega Gottman, il denaro rappresenta spesso un bisogno fortissimo di sicurezza affettiva, più che il mero potere di acquisto o una riserva di tranquillità economica.

Di fronte ai problemi arrivati allo stallo il consiglio di Gottman non è quello di cedere, né di lasciar perdere: in generale, anzi, è meglio pretendere molto dalla propria relazione, piuttosto che troppo poco. Forse all’inizio i problemi si acuiranno invece che risolversi, ma la coppia ne guadagnerà comunque in sincerità e verità, e prima o poi riuscirà a trovare un modo di convivere anche con i limiti invalicabili.

Regola numero 7 – Andare nella stessa direzione

E’ capitato a molte coppie che hanno frequentato il Love Lab di arrivare un giorno a chiedersi se il senso dell’unione era davvero tutto in quella ripetizione di gesti e di abitudini, e se forse il significato vero della parola coppia non era stato smarrito strada facendo. Questa sensazione è segno della mancanza “di un sentimento profondo di un significato, di un senso condiviso.

La coppia non si esaurisce nell’educazione dei bambini, la condivisione dei compiti e le relazioni sessuali, ma possiede anche una dimensione spirituale legata alla creazione di una vita interiore vissuta a due – una “cultura della coppia” ricca di simboli e di riti, e anche all’apprezzare i ruoli e i fini che uniscono due persone e le conducono a comprendere che cosa significhi appartenere alla famiglia che si è diventati.” Inoltre, “il nostro concetto del posto che occupiamo nel mondo è in gran parte fondato sui diversi ruoli che assumiamo – sposo, figlio, genitore, lavoratore.

Dal punto di vista della coppia lo sguardo che portiamo sui nostri propri ruoli e su quelli del nostro compagno possono portare molta armonia, oppure suscitare tensione. La vostra relazione sarà tanto più profonda quanto più le vostre aspettative reciproche sono simili. Non si tratta qui di problemi apparentemente superficiali come decidere dove trascorrere le vacanze, ma dei vostri sentimenti profondi su ciò che vi aspettate da voi stessi e dal partner.

Più i vostri punti di vista saranno convergenti sui grandi temi, più la vostra relazione sarà forte. E questo non significa che dovrete essere d’accordo su tutti gli aspetti filosofici o spirituali della vita, ma che la vostra relazione dovrà essere complice in tanti altri aspetti per poter neutralizzare le divergenze”.

E infine, le cinque ore magiche: 10 minuti per salutarsi al mattino, 1.40 ore per chiacchierare alla fine della giornata, 35 minuti di coccole, due ore tutte per voi ogni settimana. Questo è il tempo minimo richiesto alla manutenzione della coppia, senza dimenticare l’ultima lezione di Gottman, che ci invita a ricordare che “qualche attimo consacrato ogni giorno alla vostra coppia farà bene alla vostra salute e gioverà alla vostra longevità molto di più di qualche ora trascorsa in palestra.

Narcisismo grandioso e vulnerabile nelle relazioni di coppia

Narcisismo grandioso e vulnerabile nelle relazioni di coppia

narcisismo relazioni di coppia

La letteratura mostra che il narcisismo è tipicamente associato a disfunzioni nelle relazioni interpersonali, dovute a un senso grandioso di importanza personale e comportamenti competitivi (APA, 2013) che influenzano significativamente la tendenza ad agire in modo aggressivo e prepotente.

Questi comportamenti influenzano la qualità delle relazioni di coppia e sono considerati forme di abuso psicologico.

Uno studio italiano recente (Ponti, Ghinassi, Tani, 2019) ha esplorato le variabili coinvolte nell’insorgenza e mantenimento dell’abuso psicologico.

In particolare, è stato indagato il ruolo giocato dalla gelosia romantica, dal momento che è legata al narcisismo (Barelds, Dijkstra, Groothof, Pastoor, 2017) ed è spesso indicata come causa principale di abuso psicologico nelle coppie (Bus, 2000).

La ricerca ha sottolineato la presenza di 2 differenti componenti del narcisismo, vulnerabile e grandiosa (Campbell e Foster, 2007; Lapsley e Aalsma, 2006).

Narcisismo vulnerabile, Narcisismo grandioso

Entrambe le forme di narcisismo condividono: fantasie grandiose, sfruttamento degli altri, idea di aver diritto a privilegi e trattamenti speciali.

I narcisisti grandiosi sono caratterizzati da arroganza, grandiosità, egoismo, mancanza di empatia e usano strategie maladattive per migliorare o ristabilire un’immagine positiva di sè (Pincus, Cain e Wright, 2014).
Quando la loro autostima viene minacciata cercano di ristabilirla svalutando chi li criticati, umiliati e/o fatti sentire in qualche modo inadeguati.
Questa forma di narcisismo è più diffusa negli uomini, mentre per il  tipo vulnerabile non emergono differenze di genere (Grijalva et al., 2015).

I narcisisti vulnerabili tendono ad essere timidi, imbarazzati e ansiosi con una fragile autostima che è influenzata e regolata dalle risposte degli altri (Dickinson e Pincus, 2003).
Rispetto ai narcisisti grandiosi, tendono a essere più inclini a sperimentare emozioni negative; questa forma di narcisismo correla con una ridotta soddisfazione nella vita (Miller e Campbell, 2008), depressione, ansia e paranoia (Miller et al., 2011) e si associa ad attaccamento ansioso e sensibilità al rifiuto (Besser e Priel, 2009).

Abuso psicologico

Per abuso psicologico si intende una forma di violenza interpersonale caratterizzata da un’ampia varietà di comportamenti che vanno dalla dominanza, al controllo, all’isolamento dell’altro, minacce fisiche, criticismo, che portano a conseguenze negative sul benessere relazionale, fisico e psicologico delle vittime (Fallingstod e DeHart, 2000).
Nello studio di Ponti, Ghinassi e Tani (2019) è emerso che la gelosia romantica è un predittore significativo di abuso psicologico all’interno della coppia.

La tendenza a sperimentare la gelosia in coppia varia a seconda del genere: le donne riportano livelli più alti di gelosia rispetto agli uomini.
Rispetto alle due forme di narcisismo, i risultati dello studio mostrano che le differenze di genere sono presenti solo per la forma grandiosa, dove gli uomini riportavano livelli più alti delle donne, mentre non sono emerse differenze di genere rispetto al narcisismo vulnerabile e all’abuso psicologico.
Questo risultato indica che i comportamenti di abuso psicologico, come minacce, controllo del partner, critiche, tentativi di isolamento e di dominio sull’altro, vengono messi in atto da entrambi della coppia indistintamente.
Il campione dello studio è composto da 473 studenti universitari di età compresa tra i 18 e i 30 anni; i risultati emersi da questo campione sono in linea con precedenti studi nazionali e internazionali che mostrano come l’abuso psicologico sia frequente nella relazione di coppia soprattutto durante la transizione all’età adulta nelle culture occidentali.

Le due forme di narcisismo sono legate al perpetuarsi dell’abuso psicologico nella coppia in modo differente.
I soggetti con livelli elevati di narcisismo (tipo vulnerabile) avevano anche livelli elevati di gelosia verso il partner che, a sua volta, è un fattore di rischio per agire condotte abusanti verso il partner.
Questo risultato si può spiegare considerando che il narcisista vulnerabile sperimenta molta ansia nelle relazioni significative, è fortemente sensibile ai segnali di separazione e sperimenta un distress più intenso in caso di abbandono (Besser e Priel, 2009, 2010).
Questo porta a una maggiore vigilanza alle potenziali minacce alla relazione che come effetto ha quello di aumentare il sentimento di gelosia.

Pertanto il legame tra il narcisismo vulnerabile e l’abuso psicologico è mediato dalla gelosia romantica.

Nel narcisista grandioso la tendenza ad essere psicologicamente abusante con il partner è diretta e non mediata dalla gelosia.
Questi individui che sono indifferenti rispetto ai sentimenti dei loro partner e hanno difficoltà a capire l’impatto del loro comportamento sugli altri, tendono ad agire l’abuso psicologico attraverso comportamenti di isolamento, denigrazione, controllo del pertner, in modo da conservare un’elevata immagine di se e mantenere potere nella relazione (Pincus et al., 2014).

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