I disturbi alimentari sono un gruppo eterogeneo e molto invalidanti di condizioni psichiatriche che danneggiano in modo significativo il funzionamento psicologico e sociale della persona che ne soffre. Caratterizzati da un’alterazione dell’immagine corporea e preoccupazioni intense legate all’alimentazione e al peso, si manifestano con comportamenti alimentari persistenti e disfunzionali. Avere un disturbo alimentare aumenta la probabilità di soffrire di qualche disabilità medica (malattie cardiovascolari, ridotta densità ossea, ecc) e psichiatriche in comorbidità (ansia, depressione, sintomi ossessivi, ecc). L’anoressia nervosa è il disturbo psichiatrico con il tasso più elevato di mortalità (per suicidio o grave denutrizione).  L’incidenza più elevata la troviamo nei giovani adolescenti, soprattutto donne, anche se stanno aumentando i casi di adolescenti maschi ossessionati dal corpo, dai muscoli o dalla magrezza. Si riscontrano aumenti anche negli atleti e nelle minoranze di genere e sessuali.

Rispetto ai fattori di rischio implicati, non ne esiste uno solo, ma un complesso eterogeneo di fattori biologici, sociali, psicologici che creano una vulnerabilità allo sviluppo di un DCA. Tra questi fattori, l’immagine corporea è stata individuata dalla ricerca come uno dei predittori più potenti di sintomatologia alimentare. Essa riguarda il modo in cui pensiamo, sentiamo e agiamo nei confronti del nostro corpo e raramente è una fedele riproduzione dello schema corporeo, piuttosto gli individui con DCA tendono a guardarsi con la lente dei dismorfismo, trovando molti difetti, sentendosi grassi e orribili. Il tentativo di correggere i difetti percepiti nel corpo spinge le persone a intraprendere diete rigide.

Una revisione recente della letteratura su social media, immagine corporea e disturbi alimentari clinici e subclinici  nei giovani adolescenti, ha cercato di rispondere al quesito se i social media possono essere un fattore di rischio plausibile per lo sviluppo di disturbi dell’immagine corporea e problemi alimentari, considerando che attualmente l’uso dei social media è aumentato in modo esponenziale nei giovani, a livello globale. Studi recenti hanno stimato che che il 91% dei ragazzi americani e britannici usano regolarmente i social media e che più della metà li controllino almeno una volta ogni ora. La review ha concluso che un alta frequenza nell’uso dei social è correlata a insoddisfazione corporea, attraverso due fattori di mediazione che sono i confronti sociali con corpi magri ideali e l’interiorizzazione dell’ideale di magrezza del corpo. In modo particolare piattaforme focalizzate sull’apparenza, come Instagram, sono significativamente associate a preoccupazioni sull’immagine corporea, patologie alimentari, ansia e depressione.

Possiamo trovare alcune spiegazioni di questa associazione partendo da alcune teorie che sono state proposte:

  1. Teoria socio-culturale: postula che gli agenti sociali (pari, famiglia, società) trasmettono un forte bisogno di conformarsi agli ideali estetici della società. Confronti online con corpi ideali porta a interiorizzare questo standard perfezionistico che favorisce l’adozione di diete e l’istaurarsi di circoli viziosi restrizioni-abbuffate.
  2.  Auto-oggettivazione  e teorie femministe: l’ipotesi è che in una società ossessivizzata dall’apparenza, le donne sono educate a interiorizzare una prospettiva di osservazione di sè in terza persona, che le spinge a un continuo check del corpo, insoddisfazione corporea e sintomi alimentari. I social offrono opportunità di postare immagini di sè che sono soggette a feedback e controllo (like, commenti).
  3. Gestione dell’impressione: teoria che ipotizza che i social danno l’opportunità alle persone di creare un’immagine ideale di sè online, sfruttando i vari filtri e ritocchi e la discrepanza tra questa e l’immagine reale favorisce l’aumento di preoccupazioni estetiche e a tentativi di correzione attraverso diete e altri mezzi.

 

Quanto emerso da questa review invita tutti a una riflessione importante che chiama in causa le figure sanitarie e le istituzioni che a vario titolo si occupano di normare e sensibilizzare/educare la popolazione. L’uso dei social è aumentato e non si fermerà, ma certo è possibile guidare i ragazzi ad un uso consapevole e critico, così come è importante lavorare per chiudere profili e account che favoriscono il diffondersi di immagini e informazioni pericolose per la salute psichica e fisica soprattutto degli adolescenti, che sappiamo essere una categoria vulnerabile.